Firenze – Il 18 settembre di trent’anni fa moriva Riccardo Lombardi, padre fondatore della Repubblica e leader del socialismo italiano. La Fondazione Circolo Rosselli ne ha ricordato ieri la figura e l’opera attraverso la presentazione del libro “Riccardo Lombardi nel socialismo italiano 1947-1963” del giovane studioso livornese Tommaso Nencioni, edito dalle Edizioni Scientifiche Italiane con il contributo della Fondazione stessa. L’incontro – presieduto e coordinato da Valdo Spini, a cui hanno partecipato l’autore, lo storico dell’età contemporanea Bruno Becchi, il giornalista di QN Francesco Ghidetti, il sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli e impreziosito dalla presenza del figlio di Lombardi, Claudio – si è aperto con l’omaggio del Presidente della Repubblica Napolitano, che ha inviato una targa in bronzo in memoria del tentennale della scomparsa dell’illustre politico. Messaggi anche dall’ex parlamentare Giancarla Codrignani e dal vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, che ha ricordato Lombardi come figura la cui memoria “è un lavoro meritorio e necessario per capire il nostro presente”. Proprio questo il filo rosso che ha cucito gli interventi: l’attualità di Lombardi, la lungimiranza nell’avvertire – già negli anni Sessanta – la necessità di una profonda riforma strutturale del paese che partisse dal sanamento degli squilibri geografici e produttivi del paese e la lucida capacità di analisi nella politica estera ed economica. Forte il timbro con cui è stata ricordata “la sua ispirazione europeista, con cui interpretò sempre i fatti internazionali”, come anche “la straordinaria capacità di lettura della politica monetaria e, più in generale, del ciclo economico”. Il libro di Nencioni (che abbraccia un quindicennio della vicenda sessantennale del politico, dall’ingresso nel Partito Socialista dopo la fine del Partito d’Azione alla nascita del primo governo di centro-sinistra con partecipazione socialista, anni del passaggio di Lombardi all’opposizione interna) esplora il periodo più fecondo e ripercorre le tappe della vicenda politica di una figura cardine del partito e del paese, la cui esperienza resistenziale e azionista delle origini generò non poche diffidenze nelle file del PSI. “Anche negli anni in cui Lombardi era una figura scomoda all’interno del partito – ha aperto Valdo Spini – dichiarare appartenenza alla sinistra lombardiana era un passaporto di rispetto e considerazione in tutta la sinistra italiana”. “Di coscienza critica incomparabile – ha raccolto Becchi – grande era la capacità di Lombardi di leggere i tempi e in certi casi di anticiparli, qualità che dopo la sua morte è mancata alla sinistra e in particolare al PSI”. Un’osservazione oggettiva della realtà, dunque, alla base della riflessione politica e dello sguardo chiaro e attento di Lombardi “a tutte le realtà politiche”. Quanto è ricordato, oggi, Lombardi? Non a sufficienza, su questo l’accordo è corale. “Il fatto che questo sia un anniversario poco celebrato – ha detto Samuele Bertinelli – sembra il sintomo di una rimozione della sinistra italiana, che da Tangentopoli ad oggi non ha fatto una sufficiente autoanalisi. Altrettanto sintomatico è anche che per la prima volta la sinistra italiana del PD aderisce, con Matteo Renzi, al socialismo europeo”. Eppure, ha ricordato Bertinelli, all’indomani dalla scomparsa “Lombardi fu indicato dall’ex ministro dell’ambiente Giorgio Ruffolo come il profilo a cui guardare per rifondare la sinistra italiana”. Di cosa ci parla, oggi, Lombardi? “Di una coerenza – ha ricordato Spini – di cui dobbiamo essergli ancora grati” e “di una caratura morale che racchiudeva la politica come vocazione a servizio di un’idea di trasformazione sociale vera, ma sempre affrancata da una dimensione puramente economicistica”.
Paola Del Pasqua