Successo ieri per l’iniziativa “Elezioni politiche 2018. La sconfitta del centrosinistra e della sinistra. Ragioni e prospettive” organizzata dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli per discutere della débacle elettorale e degli scenari futuri dell’area della sinistra. Sotto la presidenza di Valdo Spini, si sono succeduti i contributi di Luigi Vicinanza, direttore de “Il Tirreno”, Luigi Caroppo, caporedattore centrale de “La Nazione” e Paolo Ceccarelli, responsabile politica per il Corriere Fiorentino.
Per Spini, che introduce i lavori, il risultato elettorale della sinistra è drammatico e non isolato in Europa, con la sola eccezione di Corbyn nel Regno Unito. Il denominatore è comune: gli effetti della globalizzazione, che soprattutto nel caso italiano hanno comportato una vera e propria sostituzione elettorale da parte del polo sovranista-identitario ai danni della sinistra. Uno schema che si riproduce anche nella nuova geografia politica che emerge dal 4 marzo, con un’Italia divisa sull’asse nord/sud tra Lega e Movimento 5 Stelle.
Vicinanza sottolinea come il risultato rispecchi la crisi delle culture politiche europee: la sinistra che ha ceduto il passo al neoliberismo ha sottovalutato la grande partita della lotta alle diseguaglianze e non è riuscita a farsi interprete delle istanze degli esclusi dal sistema. Il PD in particolare ha agito più sull’onda di uno spirito di rivalsa che di un’elaborazione politica, dato che trova conferma su tutto il territorio nazionale ma particolarmente al sud, dove il ceto medio impoverito ha preferito il Movimento 5 Stelle nonostante i governatori di molte regioni meridionali fossero del PD.
Segue Caroppo con una riflessione incentrata sugli errori di valutazione del PD, con riguardo ai segnali di uno scollamento tra la base e il gruppo dirigente del partito. I segnali del “ribaltone” secondo Caroppo erano già visibili nelle amministrative del 2017, dove in Toscana perdite come Massa e Pistoia avrebbero dovuto già mettere il partito in pre-allerta. I segnali invece sono stati sottovalutati, come sono stati sottovalutati i temi della sicurezza e dell’immigrazione, diventati appannaggio e cavalli di battaglia delle destre. L’errore del PD per Caroppo è di gestione: troppo occupato a contare le nuove iscrizioni, non ha saputo lavorare per il mantenimento e l’ascolto della base già acquisita. La ricetta per ricostruire il PD e il centrosinistra appare chiara al caporedattore centrale: umiltà, unità e una mobilitazione straordinaria in vista delle prossime scadenze elettorali toscane.
Prosegue Ceccarelli allungando la lista delle avvisaglie al PD: Cascina, Montevarchi, ma anche Sesto Fiorentino. Secondo Ceccarelli il PD nel 2013 ha fronteggiato un bivio di identità: scegliere che partito essere negli anni Duemila e come conciliare le culture politiche tradizionali con un mondo cambiato dalla globalizzazione. Il tentativo di “svecchiare” ha fatto virare il partito in direzione di Renzi, squarciando il velo su una debolezza strutturale del partito, costruito ormai più attorno al leader che attorno a dei temi e delle proposte. Un segnale che apre il dubbio sul fatto che quella che era sembrata la “parentesi della storia”, cioè la fase berlusconiana, non fosse una fase ma il segno di un mutamento molto più profondo. Il PD ha così perso di vista quella che doveva essere la sua “mission” originaria, con la conseguente disgregazione di una base che sempre meno si è sentita compresa dai suoi rappresentanti. Il PD paga il non aver capito che il dialogo con la base non passava più dalla traccia socioeconomica, ma dalla più profonda contrapposizione tra esclusi e inclusi dalla globalizzazione e soprattutto sul sentimento di esclusione o di inclusione. Per Ceccarelli, la crisi di identità che ha alienato la base dal PD e il PD da se stesso potrebbe risolversi solo con una lunga fase di opposizione in cui occuparsi di una seria e profonda riflessione. Al di là dei governi e delle maggioranze, la sfida concreta per la sinistra adesso è quella di andare ad intercettare uno ad uno gli esclusi o coloro che si sentono tali e abbandonati dalla sinistra.
Vivace il contributo del pubblico, tra cui molti militanti delusi dal PD.
Giulia Corrado