Fondazione Circolo Rosselli – Censis: situazione sociale italiana con la pandemia

“Non di solo pane. L’Italia ha bisogno di una fase nuova di crescita”

Il primo dei quattro appuntamenti Fondazione Circolo Rosselli – Censis sulla situazione sociale italiana con la pandemia.

Gli interventi del direttore generale Censis Massimiliano Valerii, del presidente della Fondazione Circolo Rosselli Valdo Spini, dell’economista Emanuele Vannucci.

 

Intervento a sorpresa del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani

 

ROMA, 29 gennaio 2021 – “Si dice che non di solo pane vive l’uomo. E questo è vero anche per l’Italia di oggi. Non possiamo pensare di nutrire solo la pancia: c’è bisogno di un pane metaforico, va riempito il cuore delle persone, creando un nuovo quadro di senso rispetto al quale orientarsi. Un nutrimento per la mente e i cuori delle persone che metta in moto un vera fase nuova di crescita”. Lo ha detto il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii, intervenendo al primo dei quattro appuntamenti online su pandemia e società italiana organizzati da Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e Censis.

L’appuntamento di ieri era intitolato “La ruota quadrata che non gira”, una riflessione sul modo in cui il Covid-19 abbia “rappresentato un fattore inaspettato di accelerazione di processi preesistenti all’epidemia”, come ha sottolineato Valerii. La situazione di sanità e scuola, il crollo di consumi e investimenti, il quadro demografico o il blocco dell’ascensore sociale: fenomeni che la pandemia ha esasperato. “Così come la bolla del risparmio che ha continuato ad aumentare. Portando, nel solo 2020 a un incremento di liquidità delle famiglie di 63 miliardi, per arrivare a un totale di mille miliardi. Una cifra enorme che provoca ristagno e paralisi dei circuiti economici”, spiega il direttore del Censis. “Non avendo fiducia su quello che potrà accadere, famiglie e imprese si tengono liquide. La dimensione del futuro conta più del presente o del passato”.

Motivo per cui, sottolinea Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, “Occorrerà far tornare di moda la parola ‘programma’ nella politica. Con pochi obiettivi credibili su cui coinvolgere i cittadini: sanità, lotta alla dispersione scolastica, riduzione del dislivello territoriale con connessioni immateriali e materiali. Pochi, chiari, obiettivi messi davanti all’opinione pubblica smarrita. Se le ideologie sono cadute, i valori no. La Fondazione Circolo Rosselli è la fondazione del socialismo liberale che vuole coniugare l’iniziativa individuale con l’etica della responsabilità collettiva nell’affermazione di una società giusta. Intende quindi concorrere su questa linea ad affrontare i contenuti della vicenda politica italiana”.

Al dibattito di ieri è intervenuto, a sorpresa, anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. “Una Regione come la nostra ha speso nel 2020 oltre 300 milioni per il Covid-19”, ha detto. “La pandemia porterà a dover ricalibrare le voci di intervento in un Paese che vuole fare del welfare la propria politica. Ci saranno cambiamenti nella nostra vita civile, economica e sociale che richiedono ripensamento e linee di azione. E per le quali i rapporti del Censis e giornate di riflessione come quelle organizzate dalla Fondazione Rosselli indicano le linee di tendenza”.

Nel corso del primo incontro, ha svolto la sua relazione l’economista dell’università di Pisa Emanuele Vannucci che ha presentato i principali indicatori che fotografano l’Italia come Paese in affanno: dal rapporto debito/pil alle differenze fra Nord e Sud, fino i dati sugli inoccupati o a quelli sulla scarsa produttività. “C’è necessità di investimenti pubblici per la ripresa dell’economia”, ha concluso. “Una direzione da incoraggiare, ad esempio, è quella degli investimenti sulla mitigazione dei rischi: sismico, idrogeologico o, appunto, sanitario”.

Il prossimo appuntamento online è per giovedì 4 febbraio alle ore 17, con l’incontro “Meglio sudditi che morti”. Ne discutono Giorgia Giovannetti, economista dell’Università di Firenze; Francesco Maietta, responsabile dell’area Politiche sociali del Censis; Gianni Massa, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Michael Musetti, coordinatore degli under 35 dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane; Sergio Paparo dell’Organismo Congressuale Forense e Giulia Piccioni, segretaria nazionale della rete nazionale di cultura e politica “I Pettirossi”.

Appuntamento sulla piattaforma Zoom (https://us02web.zoom.us/j/327598981) e sulle pagine Facebook della Fondazione Fratelli Rosselli e del Censis, dove si può trovare anche la registrazione dei webinar che si sono già tenuti.

 

 

 

 

Sfiducia e facile cessione di libertà: i rischi da evitare dopo il Covid

 

Il secondo incontro online della serie organizzata da Fondazione Circolo Rosselli e Censis su pandemia e società italiana

 

“Ogni emergenza lascia delle scorie. I rischi che vedo con la pandemia sono due: il primo è la cessione della sovranità, ovvero che ci si abitui troppo facilmente al fatto che la libertà individuale possa essere messa in gioco. Il secondo è che la maggioranza degli italiani veda l’idea di avviare un’impresa come un azzardo e non più come un’opportunità”. Sono le conclusioni tratte da Francesco Maietta, responsabile dell’area Politiche sociali del Censis ieri pomeriggio al secondo degli incontri online organizzati dalla Fondazione Circolo Rosselli e dal Censis per discutere sugli scenari aperti per la società italiana dalla pandemia. Il titolo dell’incontro di ieri era “Meglio sudditi che morti” e si è incentrato sulle reazioni degli italiani nell’anno della paura, fra tensioni sulla sicurezza e la percezione dello Stato come salvagente ultimo cui aggrapparsi nel momento del pericolo.

“Abbiamo affrontato la fase dell’emergenza con disciplina, meglio di altri Paesi, accettando le regole e affidandoci allo Stato”, ha sottolineato Maietta. “Il costo sociale è alto. Ci sono, ad esempio, quasi cinque milioni di persone che lavoravano nella cosiddetta ‘gig economy’ scomparse dai radar senza lasciare traccia. Se occorre avere consapevolezza di quello che di positivo è stato fatto, bisogna tenere in conto anche dei rischi dell’eccessiva dipendenza da ristori e bonus. Ma siamo un Paese che dopo le fasi di emergenza ha sempre voglia di ripartire con quello che al Censis chiamiamo ‘furore di vivere’”.

Sottolinea il presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini: “Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi è stato più volte citato per la sua distinzione fra debito buono, che riesce a riattivare produzione e reddito, e debito cattivo, improduttivo. Abbiamo davanti un’Italia di disuguaglianze: nord e sud, giovani e anziani. Non ce lo possiamo più permettere. I soldi che arriveranno dall’Europa sono tanti. Chiediamo un’Italia nuova, diversa, quella che abbiamo davanti rischia di condurci in un vicolo cieco”.

Giorgia Giovannetti, economista all’università di Firenze, spiega: “Un enorme numero di italiani ha visto cambiare la propria situazione in peggio. Ha resistito chi aveva un lavoro dipendente, possibilmente statale. Storicamente le pandemia hanno avuto ripercussioni sociali. Da noi il Covid aggrava problemi preesistenti, le nostre fragilità strutturali: debito pubblico, povertà, mercato del lavoro, scuola. L’emergenza sanitaria unita a quella economica è potenzialmente esplosiva: sarà essenziale investire in scuola e università, sfruttando le opportunità del Next Generation EU per investimenti importanti a tasso di interesse basso”.

Il punto di vista delle professioni, tecniche e giuridiche, è stato esposto da Gianni Massa, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e da Sergio Paparo dell’Organismo Congressuale Forense. “In un nostro recente sondaggio – ha detto Massa –  il 70% dei professionisti ha risposto negativamente alla domanda su come veda il proprio futuro. La scarsa inclinazione a fare network da parte dei professionisti è una criticità. Serve una nuova capacità organizzativa per intercettare la domanda che viene, ad esempio, da provvedimenti come quello del super bonus. Abbiamo un mercato del lavoro e una società che vivono un mondo digitale con regole analogiche. Se non si fanno delle riforme, sarà impossibile spendere i soldi che arriveranno dall’Europa”.

 

“In questi mesi si è parlato della paralisi di molti settori, come la scuola, ma nessuno ha parlato di come si sia bloccata la giustizia. Forse perché è ritenuto un sistema già bloccato”, ha detto Paparo. “I provvedimenti sulla giustizia nel Piano italiano per il Recovery fund sono insufficienti: tre miliardi previsti su progetti datati che non incidono sui problemi strutturali. La giurisdizione non sarà in grado di supportare il contenzioso, le disuguaglianze sociali, i licenziamenti, che inevitabilmente questa pandemia comporta. Per questo bisogna puntare sulle strade alternative alla giurisdizione ordinaria. E anche su una decisa informatizzazione: occorrerebbe ad esempio una piattaforma digitale per il deposito immediato degli atti”.

Sul punto di vista dei giovani hanno invece insistito Michael Musetti, coordinatore degli under 35 dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane e Giulia Piccioni, segretaria nazionale della rete nazionale di cultura e politica “I Pettirossi”. “Quella del reddito di cittadinanza – ha detto Musetti – doveva essere una rivoluzione ma è rimasta incompiuta. Mancano ancora tanti tasselli perché si arrivi a un vero patto per l’imprenditorialità civile, come è stato definito”.

“La domanda che ci dovremmo porre è perché i giovani siano interessati all’attività civica ma non alla rappresentanza o alla partecipazione politica”, ha sottolineato Piccioni.  “Nessun partito intercetta il voto di questo pezzo di Paese. Eppure, anche se siamo di meno, siamo il futuro: i giovani, fra i più colpiti dalla crisi, non possono essere sottovalutati”.

 

L’incontro della settimana prossima, giovedì 11 febbraio alle ore 17 sarà dedicato alla riflessione sul tema dei ristori e delle loro conseguenze. “Nell’anno della bonus economy”, il titolo del webinar. Il tema sarà affrontato da Marco Baldi, responsabile area Economia e territorio del Censis; Antonella Di Bartolo, dirigente scolastico all’Istituto Sperone-Pertini di Palermo; Federico Gelli, coordinatore dell’Unità sanitaria di crisi della AUSL Toscana Centro per l’emergenza pandemica; Stefano Grassi, avvocato e costituzionalista dell’Università di Firenze e Mariella Zoppi, professore emerito di architettura dell’ateneo fiorentino.

Il webinar viene trasmesso ulla piattaforma Zoom (https://us02web.zoom.us/j/327598981) e sulle pagine Facebook della Fondazione Fratelli Rosselli e del Censis.

 

 

 

COME FARÀ L’ITALIA A USCIRE DALLA “BONUS ECONOMY”

Ieri il terzo incontro online organizzato da Fondazione Circolo Rosselli e Censis per discutere delle conseguenze sociali della pandemia

 

Roma, 12 febbraio 2021 – Il 2020, con la pandemia e i susseguenti provvedimenti di ristoro, ha avviato l’era della “bonus economy”, come l’ha ribattezzata il Censis nel suo ultimo rapporto annuale sulla situazione sociale italiana. E questo è stato ieri l’argomento del terzo incontro online della serie realizzata da Fondazione Circolo Rosselli e Censis per affrontare da vari punti di vista il contesto sociale che il Covid-19 ha aperto. “Siamo arrivati a contare 78 dispositivi di bonus distribuiti in una pletora di decreti: dodici sulla casa, altrettanti su figli e famiglia e via dicendo per lavoro autonomo (e questa è stata una novità), lavoro dipendente, imprese, occupazione, scuola, mobilità. Lo Stato ha tentato di puntellare un sistema traballante”, commenta Marco Baldi, responsabile area Economia e territorio del Censis. “La platea dei beneficiari ha superato i 15 milioni di cittadini per un impegno di circa 33 milioni di euro. Come se un quarto della popolazione italiana avesse ricevuto 2000 euro. Il problema è: ma tutti gli italiani erano al corrente di poter accedere a un beneficio? Una nostra indagine insieme a Fondazione Snam ha mostrato che il bonus ‘baby sitter’ era sconosciuto al 30% degli intervistati, quello ‘vacanze’ al 20% della popolazione”. Per lo stesso Censis, la bonus economy piace molto di più ai giovani che non agli anziani (una differenza del 20% nell’apprezzamento). “Per le generazioni adulte e anziane – spiega Baldi – sono provvedimenti che generano dipendenza e rischiano di creare debito pubblico fuori controllo. I giovani sono più spalmati sul presente”. Ma allora come si esce da questo tipo di logica? Per Baldi, “Occorrono tre tipi di risposta. Innanzitutto riunificando le tante misure di aiuto, basandole su una soglia di indicatore Isee, con discernimento e semplicità di accesso. Sarà poi necessaria una riforma fiscale che riduca i divari fra garantiti e non garantiti. E infine occorre un grande piano di formazione, con il digitale al centro”.

“Ripristinare la sanità nel territorio, abbattere la dispersione scolastica, affrontare il differenziale di infrastrutture, materiali e immateriali, fra nord e sud. Sono queste le priorità che l’Italia dovrà affrontare con i fondi del Next Generation Eu. Adesso, ovviamente, priorità delle priorità, è la campagna vaccinale”, sottolinea il presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini. “Siamo in una situazione diversa da quella del Piano Marshall. Allora si ricostruiva un’economia distrutta dalla guerra. Qui si tratta di impedire che le attività esistenti debbano chiudere. La fiducia nella possibilità di riprendere il tessuto di scambi e di consumo, senza tenere i soldi sui conti correnti, dipenderà da come il Paese si sentirà guidato. Ce la farà l’Italia a uscire dalla logica del bonus e ad affrontare la ripresa? Sì, se i fondi europei saranno utilizzati per una profonda trasformazione, ma con la capacità di continuare ad assicurare la coesione sociale”.

All’incontro si è parlato poi di scuola, con Antonella Di Bartolo, definita “preside di strada” dell’istituto Sperone-Pertini di Palermo. “Il Censis parla di ‘scuola degli esclusi’ – ha rilevato – e questo è il risultato di quarant’anni di disinvestimento in formazione e ricerca. Un’istruzione colabrodo che non solo perde ragazze e ragazzi ma che dopo aver formato le energie migliori le consegna a Paesi stranieri”. Ha poi suggerito alcune azioni urgenti: “Un investimento anche nella scuola per la fascia 0-6 che aiuti a contrastare la marginalità del lavoro femminile; interventi sull’edilizia scolastica e sulle mense di prossimità, piccole azioni di sistema che vanno a vantaggio del sistema economico; un reale obbligo di istruzione che corrisponda a un obbligo formativo. E, infine, lavorare sui patti educativi di comunità per creare una corresponsabilità educativa”.

Il discorso si è poi spostato sul fronte sanità, il più esposto in questi mesi. Ad affrontarlo, Federico Gelli, coordinatore dell’Unità sanitaria di crisi della AUSL Toscana Centro per l’emergenza pandemica in corso. Il suo discorso è partito da lontano, dal “Cronico sottofinanziamento della nostra sanità, con tagli che si sono susseguiti continuamente per venti anni”. Per poi passare alle criticità delle modifiche del titolo V della Costituzione che hanno dato autonomia alle regioni in campo salute, “polverizzando l’unità nazionale dal punto di vista sanitario e creando di fatto ventuno sistemi sanitari, uno per ogni regione più la provincia autonoma di Bolzano. Con le regioni del sud i cui cittadini sono costretti ad andare al nord anche per prestazioni sanitarie banali. E il conseguente impoverimento ulteriore delle regioni meridionali e l’arricchimento di quelle del nord”. Gelli ha elencato una serie di errori, alcuni a livello europeo, altri nazionali e regionali: “Il primo è stato quello dell’Unione europea, sbeffeggiata dalle multinazionali farmaceutiche nella tempistica e nella quantità delle dosi dei vaccini. Venendo all’Italia, possibile che sulle prime 1,3 milioni di dosi somministrate, quasi quattrocentomila siano andate a personale non sanitario e non a rischio? Tutta una serie di errori che vanno denunciati per non ripeterli: non ce lo possiamo più permettere. E, ancora, il ruolo dei medici di medicina generale: se ci sono problemi, vanno chiariti. Bisogna mettersi attorno a un tavolo e ripensare il ruolo della medicina convenzionata”. È vero che, ha sottolineato ancora Gelli, “a livello locale alcuni si sono dimostrati più pronti. Sul territorio, qui in Toscana stiamo cercando di dare una risposa assistenziale ai nostri pazienti, posti letto intensivi o ordinari. Certo che l’attività ordinaria si è, purtroppo, ridotta”.

Il dibattito si è spostato poi sulla modifica alla struttura delle città provocata dalla pandemia. Ad affrontare il tema, Mariella Zoppi, professoressa emerita di Architettura dell’Università di Firenze. “Già prima del Covid era in atto un processo di fuoriuscita di tutta una serie di funzioni dai centri storici. Via i tribunali, via gli ospedali, via i cinema. Con i rispettivi indotti. Al vuoto che tutti questi settori hanno lasciato, è corrisposto un vuoto di popolazione. Gli affitti temporanei ai turisti hanno preso il sopravvento, con un primato della rendita. La pandemia che ha fermato il turismo ha lasciato i centri, già senza abitanti, anche senza turisti. Che cosa sopravviverà nelle nostre città? Ci saranno tante attività che chiuderanno. Bisognerà fare attenzione che non sopravvivano solo attività che hanno una base vischiosa, poco limpida. La domanda che bisogna farsi è: quale modello pensiamo per i nostri centri storici? Che obiettivi ci sapremo dare a lunga scadenza?”.

L’incontro di ieri è stato moderato da Claudio Paravati, direttore della rivista e centro studi Confronti.

La prossima settimana, giovedì 18 febbraio alle 17 l’ultimo webinar della serie, incentrato sul tema della ripartenza, sulla vitalità e la capacità di rimettersi in moto della società italiana: “Quello che resterà dopo lo stato deccezione”, il titolo dell’incontro. Interverranno: Giuseppe De Rita, presidente del Censis; l’economista Paolo Baratta; Roberto Castaldi, direttore Cesue ed Euractiv Italia; Salvatore Rossi, presidente di Telecom Italia; Lucilla Spini, bioantropologa dello IUBS Working Group on Gender Equality; Andrea Puccetti, imprenditore, della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli. L’incontro si può seguire sulla piattaforma Zoom (https://us02web.zoom.us/j/327598981) e sulle pagine Facebook della Fondazione Fratelli Rosselli e del Censis.

 

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