Home News “A chi affidare le politiche attive per l’impiego” di Patrizia Baratto
a chi affidare le politiche attive per l’impiego
quadro di riferimento?
– le APL ovvero le agenzie per il lavoro sono in Italia circa 100, tra le quali una sono presenti grandi player come Adecco,Randstadt, Gi Group con fatturati considerevoli
– le APL sono presenti su tutto il territorio nazionale con una rete di filiali in genere super organizzate
– i centri per l’impiego di pertinenza di Anpal sono 556 per un totale di 8.000 dipendenti
Svolgono lo stesso lavoro ovvero attività di recruiting, selezione ed accompagnamento al lavoro con la differenza che
– mentre per i centri dell’impiego si tratta di assistere prevalentemente persone/utenti dei servizi che cercano lavoro
– per le APL si tratta di una ricerca di manodopera finalizzata al lavoro, sia qualificata che da qualificare, per soddisfare le esigenze delle aziende clienti delle stesse APL , dunque una selezione e reclutamento su mandato del cliente che, pagando questo servizio dovrà trovare esattamente quanto ci si aspetta per le esigenze della produzione
Di fatto, però, va detto che mentre le APL sono soggette a severi controlli da parte di Anpal, i Cpi non sono sottoposti a questa tipologia di controllo, ovviamente.
Teniamo conto anche che la percentuale di imprese che si rivolgono ai CPI per cercare lavoratori è molto marginale. Solo 2 milioni di persone si rivolgono all’anno e solo 37 mila trovano lavoro, vale a dire l’1,8%”.
Ciò che viene spontaneo domandarsi è come mai i CPI non fanno attività di monitoraggio e controllo dell’attività delle APL??
Forse non ne sono capaci, anche perchè il personale dei centri per l’impiego in parte reclutato tra fine anni 80 e inizio ’90, non possiede, generalmente, alti livelli di professionalità e competenze e titoli di studio adeguati.
Non conosce il tessuto produttivo del territorio e i fabbisogni di manodopera, soprattutto.
Occorre, dunque ripensare ai servizi per il lavoro con riferimento prevalente verso i soggetti che sul territorio sono in contatto con imprese e reti di imprese e conoscono lo stato dell’arte dell sviluppo e dei nuovi fabbisogni di lavoratori/lavoratrici
Inoltre, i 19 fondi interprofessionali che finanziano la formazione per le imprese aderenti sono state autorizzati a finanziare anche le attività di politiche attive, prevalentemente per disoccupati e giovani , la formazione in modo particolare, rispetto ad esigenze specifiche delle imprese, in situazioni di picchi di lavoro,come nel settore turistico e agricoltura, e altri
Dunque anche questi Fondi che sono vigilati dall’Anpal, sono in grado di erogare risorse economiche per lo svolgimento di attività formative, con supporti tecnologici di ultima generazione, finalizzati alla sottoscrizione -dopo la partecipazione ai corsi di formazione- di un contratto di assunzione
In questo quadro se si rende necessario, utilizzando le ingenti risorse europee, rilanciare l’occupazione , tenendo presente che le prossimo futuro si prevede un lago ricorso sia alla formazione finanziata che ai servizi per il lavoro a causa di profili professionali che, anno dopo anno, diventano sempre più obsolescenti e non richiesti da un mercato del lavoro che attraversa una fase di repentini cambiamenti che in qualche modo richiedono adeguamenti da parte dei soggetti interessati.
un caro saluto
Pat
ps…breve storia dei CPI
contributo di Luciano sulla storia “antica” quando c’era Treu e Gino Giugni..che bravi!!
Le riforme avvenute a partire dalla metà degli anni 1990 del diritto del lavoro in Italia, in particolare con il pacchetto Treu, hanno profondamente modificato le regole relative al mercato del lavoro nonché i servizi ad esso relativi, cercando di scrollarsi di dosso una visione novecentesca e industriale del tessuto economico-occupazionale. Il mutamento è iniziato con la legge 15 marzo 1997, n. 59 (c.d. legge Bassanini) che ha decentrato dal centro alla periferia il sistema di collocamento pubblico, difatti con il d. lgs. 23 dicembre 1997, n. 469 (attuativo della legge 59/1997), sono stati istituiti i Centri per l’impiego, destinati ad essere regolati da apposita legge regionale e gestiti dalle amministrazioni provinciali. Al contempo viene completamente superato il meccanismo di avviamento intermediato dalla Pubblica Amministrazione, aprendo anche all’intervento di soggetti privati (tra cui le Agenzie per il Lavoro). Negli anni successivi altri provvedimenti di legge hanno inciso debolmente sull’ordinamento e le funzioni degli uffici, a lungo poco considerati e privi di risorse sufficienti per svolgere efficacemente le proprie funzioni.
È infine con il d. lgs. n. 150 del 2015 (facente parte del pacchetto di decreti delegati del c.d. Jobs Act), che viene imposto un ripensamento e una riorganizzazione del sistema dei servizi pubblici per l’impiego, nel quale i Cpi regionali costituiscono la falange operativa. A partire dal 2019 viene avviato un Piano nazionale di potenziamento dei Cpi (e delle politiche attive del lavoro), sul versante del personale, delle dotazioni infrastrutturali e della qualità dei servizi, per tentare di avvicinare i Cpi italiani agli standard delle omologhe strutture di altri Paesi europei.