ARRIVATI IN REDAZIONE
a cura di Antonio Comerci
Novantenne per caso
A ottant’anni ha subito un arresto cardiaco che ha superato per una serie di circostanze
fortunate, l’arrivo immediato dell’ambulanza, la vicinanza dell’ospedale, la defibrillazione
appena in tempo. L’episodio si è rivelato come una rinascita per Walter Pedullà
che da quel momento ha ripensato a tutta la sua vita che ora è in un libro che racconta i
suoi novant’anni.
Nato a Siderno (RC) nel 1930, e nella prima parte dell’autobiografia parla molto
delle origini, del suo paese, del padre sarto, della miseria, della guerra e di essere diventato socialista in una famiglia di comunisti.
Ricorda la rivalità fra i due paesi confinanti, Locri e Siderno, il primo democristiano il
secondo di sinistra. I primi comizi affollati del dopoguerra, con Pertini e Nenni
e lui segretario di sezione fino al 1954. Si parla ampiamente anche degli scrittori
della zona ionica della Calabria: Saverio Strati di Sant’Agata di Bianco, Mario
La Cava del paese vicino, Corrado Alvaro di San Luca e Leonardo Sciascia, siciliano,
conosciuto all’Università di Messina alle lezioni di letteratura di Debenedetti.
Allora e fino agli anni ’60, un calabrese che voleva e poteva laurearsi
doveva fare il pendolare a Messina, o trasferirsi a Napoli, Roma o più su, come
Strati che fece la tesi a Firenze.
Il libro è un tomo di 550 pagine e Walter Pedullà, da critico letterario, non ha la
dote della sintesi e quindi si dilunga, specie nella seconda parte del libro, nel ricordo di moltissimi scrittori e poeti conosciuti grazie alla sua “critica militante”
sull’Avanti! dal 1961 al 1993. Per chi non è studioso di letteratura, è la parte più
faticosa da affrontare. Anche perché il linguaggio del critico letterario è particolare,
spesso astratto, pieno di riferimenti specialistici.
La terza parte affronta l’esperienza di Pedullà alla Rai, per la prima volta nel
1977 come consigliere d’amministrazione, per diventarne presidente nel 1992
per quasi due anni. Il racconto si basa sull’esperienza personale, con molti aneddoti
e retroscena, compresi gli intrallazzi che portavano alle nomine, in Rai,
negli enti culturali e nelle elezioni. Una lettura non molto edificante… ma così
era e così in parte è rimasta la situazione.
L’ultima parte è quella più “tranquilla” dai settant’anni in poi, della casa nella
campagna umbra, dell’esperienza come presidente del Teatro di Roma. In questa
parte del libro, i nomi dei letterati rievocati da Pedullà sono più familiari:
Sibilla Aleramo, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Romano Bilenchi, Ignazio
Silone… per arrivare a Umberto Eco.
Un libro interessante, una storia d’Italia specialistica e particolare, vista da dietro
le quinte della politica e della letteratura.
Walter Pedullà “Il pallone di stoffa” Rizzoli, Milano 2020
*I libri segnalati sui Quaderni del Circolo Rosselli e sul sito www.rosselli.org sono disponibili per la lettura o il prestito presso la Biblioteca (via Alfani 101/r – Firenze), negli orari e nelle modalità stabilite nel regolamento pubblicato nel sito.